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’LA TEORIA DEL TUTTO’ un film di James Marsh

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“The Theory of Everything” è un film di James Marsh, 2014;
con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie Cox, Emily Watson, Simon McBurney.

Il genere è ‘biografico’ realizzato in Gran Bretagna dalla Universal Pictures e da poco uscito in Italia, che racconta ‘cinematograficamente’ l’ascesa di un promettente laureando in Fisica, Stephen Hawking, appassionato di cosmologia, materia che egli stesso definisce “la religione per atei intelligenti”, oggi apprezzato dal mondo intero come lo scienziato ‘del tempo’, colui che ha fatto del Tempo la chiave segreta per spiegare l’Universo: “Quanto tempo ci mette a nascere una stella” – chiese George. “Dieci milioni di anni. Mi auguro che tu non abbia fretta – rispose Cosmo”. Questo breve colloquio, ripreso da un libro famoso di Hawking, rappresenta, in sintesi, il contenuto scientifico del film, mentre la sua chiave di lettura (umana) si sposta sulla forza dell’amore e le ‘possibili’ aperture che l’amore ‘spalancando l’universo’ s’appresta a far parte della ‘teoria del tutto’, quel ‘tutto’ (nel film infine lo riconosce), che è indubbiamente più vasto di quello da noi fin qui conosciuto. In particolare se il fisico persegue l’obiettivo scientifico di spiegare il mondo, arrivando a elaborare una formula matematica che dia un senso complessivo a tutte le forze dell’universo, (quella ‘teoria del tutto’ che da il titolo al film); l’uomo Hawking pur dicendosi ateo, non disconosce la forza scatenante dell’amore, la cui applicazione ‘genera’ sì tale forza che gli permette, non solo di durare nel tempo ma anche di cambiare il tempo.

Un Tempo che nel cambiamento si ‘sostituisce a se stesso’, l’osservazione del quale permette all’uomo di comprendere che l’andare ‘oltre’ per la sola strada della scienza lo porterà a disconoscere la realtà individuale del quotidiano, gli affetti personali, l’amore ch’egli riversa sulla famiglia, la moglie e i figli, ed anche tutto il resto che la sua malattia degenerativa (un disturbo neurologico che gli procurerà il graduale decadimento muscolare e lo confinerà su una sedia a rotelle) infine gli toglierà. Ecco quindi sorgere in lui una domanda ‘umana’ (non esplicita nel film) di ciò che “la teoria del tutto” contempla, finanche quell’amore verso l’altissimo che egli in principio non aveva considerato e che invece è all’origine del tutto: “poiché un inizio deve esserci stato” anche se non si è certi che ci sarà una fine.

In una sequenza del film Stephen Hawking presenziando a una conferenza pubblica, riflette sulla seguente domanda:
“Professor Hawking, lei ha detto di non credere in Dio... Ha una filosofia di vita che la aiuta? Stephen: È chiaro che noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore, che orbita intorno ad una stella di medie dimensioni nell'estrema periferia di una fra cento miliardi di galassie... Ma... Fin dall'alba della civiltà, l'uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell'ordine che regola il mondo. Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni ai confini dell'universo. E cosa può essere più speciale dell'assenza di confini? Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani. Noi siamo tutti diversi, per quanto brutta possa sembrarci la vita, c'è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c'è vita... c'è speranza!”

Una dicotomia interiore, se vogliamo leggerla così, che si rivela portante di una possibile altra chiave di lettura che da un lato lo vede credere solo alle verità dimostrabili dalla scienza e, dall’altro, riconoscere nel ‘sacrificio’ (in senso universale) della sua compagna, quel che solo la ‘fede’ in Dio, abbinata a quell’anelito di miracoloso e inspiegabile che c’è nella natura umana, fa trionfare contro ogni logica e ogni teoria. Al dunque lo scienziato lascia il posto all’umano e restituisce alla luminosissima moglie, la straordinaria Felicity Jones, la sua gioia di vivere, alla quale per stargli vicino, aveva rinunciato. Ma non si tratta di un distacco forzato (e nel film non risulta affatto più amaro di quanto possa sembrare), quanto dettato dal rispetto verso colei che ‘contro tutti e tutto’ gli è stata vicino come nessun altro nei momenti più difficili della sua esistenza. Un distacco che solo l’amore per l’altro riesce a colmare di senso, e solo quando si è consci della difficoltà che la malattia dell’uno e il sacrificio dell’altra, agiscono secondo uno stesso denominatore che è la ‘fede nell’amore’ universale, appunto “La teoria del tutto”.

“Il titolo è quello di un volumetto (Rizzoli, 2004) in cui Stephen Hawking, dopo aver delineato le fondamentali teorie cosmologiche da Aristotele a Einstein, avanza ipotesi su quella «teoria del tutto» in grado - unificando fisica quantistica, relatività e quant'altro - di spiegare l'origine dell'Universo. Il film di James Marsh si basa però su un altro libro, “Verso l'infinito” (Piemme), dove l'ex moglie Jane racconta le fasi di un matrimonio lentamente logorato dalla quotidiana tensione di contrastare gli effetti di un'implacabile malattia degenerativa”. (cfr. Alessandra Levantesi La Stampa)

“Le neuroscienze non hanno ancora provato che esista un collegamento tra genio e malattia, però al cinema piace pensarlo. Si presta ad assecondarlo la biografia di Stephen Hawking, lo scienziato conosciuto più che per le sue teorie sulla natura del tempo e i buchi neri, per la partecipazione alle serie The Big Bang Theory e I Simpson . Tratto dal libro autobiografico della moglie Jane, il film narra l'incontro tra lei e Stephen nella Cambridge del 1963. Dopo una brutta caduta al giovane viene diagnosticata la malattia del motoneurone SLA, che secondo i medici gli lascerebbe due anni di vita (ne ha 21)”. (di Roberto Nepoti La Repubblica)

Stephen William Hawking (Oxford, 8 gennaio 1942) è un fisico, matematico, cosmologo e astrofisico britannico, fra i più importanti e conosciuti del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e l'origine dell'universo. Tra le sue idee più importanti vi sono la radiazione di Hawking, la teoria cosmologica sull'inizio senza confini dell'universo (denominata stato di Hartle-Hawking), la termodinamica dei buchi neri e la partecipazione all'elaborazione di numerose teorie fisiche e astronomiche con altri scienziati, come il multiverso, la formazione ed evoluzione galattica e l'inflazione cosmica, tutte teorie da lui spiegate con chiarezza e semplicità anche in numerosi testi di divulgazione scientifica per il grande pubblico. Pur essendo condannato all'immobilità da una malattia del motoneurone, forse l'atrofia muscolare progressiva - in quanto ci sono discussioni sul fatto che sia affetto, come si è pensato per lungo tempo e come afferma lui stesso, dalla sclerosi laterale amiotrofica - ha occupato la cattedra lucasiana di matematica all'Università di Cambridge (la stessa che fu di Isaac Newton) per circa trent'anni, dal 1979 al 30 settembre 2009. Hawking è costretto dalla patologia a comunicare con un sintetizzatore vocale e la sua immagine pubblica, complice l'apparizione in molti documentari e trasmissioni televisive, è divenuta una delle icone popolari della scienza moderna, come già accaduto ad Albert Einstein. È membro della Royal Society, della Royal Society of Arts, della Pontificia Accademia delle Scienze. Nel 2009 ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza degli Stati Uniti d'America, conferitagli dal presidente Obama. (cfr. Wikipedia)

“James Marsh, già regista premio Oscar per lo splendido documentario “Man on Wire” del 2008, sceglie una narrazione molto convenzionale per raccontare una storia eccezionale. Ciò che eleva La teoria del tutto al di sopra della mediocrità è la performance dei due attori protagonisti: la luminosa Felicity Jones, pugno di ferro in guanto di velluto, e Eddie Redmayne, straordinario sia nell'incarnare il declino fisico di Hawking che soprattutto nel canalizzare, principalmente attraverso lo sguardo, quella dolcezza consapevole e ironica che l'ha reso un'icona internazionale”. (cfr Mymovies)

Edward John David Redmayne, meglio noto come Eddie Redmayne, è un giovane attore e modello britannico. Nel 2015 ha vinto il premio BAFTA, il premio Golden Globe e il premio Oscar come miglior attore protagonista per il film “La teoria del tutto”. È già apparso in altri importanti film come “I pilastri della terra” 2010; “Les Misérables” 2012; “Jupiter il destino dell’Universo” 2015.

Felicity Rose Hadley Jones, nota come Felicity Jones, è un‘attrice britannica. Esordisce da giovane nella serie televisiva “Scuola di streghe” ma si fa notare grazie al suo ruolo da protagonista nella commedia drammatica “Like Crazy” e per il ruolo di protagonista in “The Invisible Woman” del 2013.

Un film indimenticabile capace di colpire nel più profondo dell'anima. Da non perdere.



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